La Valle di Ledro si trova sospesa fra l’alto Garda a oriente e il solco del Chiese a occidente. Due gli accessi: uno dalla zona gardesana, reso ormai comodo dalla nuova strada che in galleria collega la valle a Riva del Garda, e quello aspro, lungo il Pelvico, che parte dalle Giudicarie e dal lago d’Idro. La Valle corre pressoché piana in senso latitudinale, ampliandosi di tanto in tanto in limitate anse e sfuggendo in brevi con valli, avendo sul fianco di nord terrazzamenti sì ben modulati da sembrare fatti apposta per ospitare una popolazione di semplici, eppure scenografiche “stalle” e dissolvendosi all’estremità occidentale nell’ormai modesta laghetto d’Ampola e, nella parte più a mattina, nell’ampio lago che sulla soglia ospitò le palafitte.
La valle si delineò inizialmente ad opera di un antico corso d’acqua, ma si modellò poi per le vicende glaciali dell’era cenozoica e di quella quaternaria e il lago trovò origine con il ritiro del ghiacciaio Würmiano, insinuatosi con una lingua sul fianco del Garda, e per effetto di sbarramento morenico. Il grande specchio d’acqua, che un tempo copriva l’intero fondovalle, con un millenario processo compressivo oggi si è ridotto alla lunghezza di 2830 metri e alla larghezza di 1200 metri.
Il verde è la tonalità dominante dell’ambiente ledrense: verde nel senso più autentico per l’estensione dei boschi che rivestono il 70% dell’area complessiva e verde per i vasti prati sul piano e i pascoli che succedono al bosco verso le alte quote.
Di grande interesse naturalistico è la flora: un patrimonio eccezionale per la varietà e la nobiltà delle specie e per la rarità data la limitatezza delle zone in cui gli endemismi crescono (Viola dubyana, Silene elisabethae, Primula spectabilis, Daphne petraia; Saxifraga arachnoidea, ecc.).
Nei pressi del laghetto dell’Ampola dalla strada statale si stacca quella provinciale che, arrampicandosi fra il bosco del versante di mezzodì, raggiunge il Passo di Tremalzo.
L’aspetto più singolare della Valle di Ledro è sicuramente quello archeologico. La stazione palafitticola venuta alla luce nella zona di fondolago ha fatto esplodere l’interesse degli studiosi più autorevoli. Alle prime esplorazioni del prof. Battaglia dell’Università di Padova ne seguirono altre che portarono alla luce una quantità enorme di reperti. La comunità palafitticola è ascrivibile alla prima e alla seconda età del bronzo (fra il 2000 e il 1200 a.C.).
L’edificio mussale, completato nel 1972, è realizzato interamente in legno e dotato di grandi ed ampie vetrate, in modo tale da renderlo un tutt’uno con l’ambiente circostante e di non porre alcuna barriera visiva tra i reperti e l’area archeologica di scavo. Nel mezzo dell’unica sala del museo è collocata una canoa monoxile composta da grossi tronconi di abete , lunga 4,5 m. e larga 0,75 m.
All’interno delle vetrine sono esposti numerosi reperti in ceramica di colore scuro, brunastro o rossiccio, tra i quali degni di nota sono i grandi orci tronco-conici da derrate alimentari o i boccali e le tazze, spesso ritrovati fortunatamente integri. Il Museo delle Palafitte è completato, nella parte esterna ed a ridosso della sponda del lago, dalla ricostruzione di una palafitta.
Ricostruzione di una palafitta (foto www.emastrentino.it)
Il primo paese che si incontra provenendo dal Garda è Molina di Ledro, sul lago, conosciuta soprattutto per il villaggio palafittico dell'età del bronzo, deve l'origine del proprio nome ai mulini che, insieme a segherie, ferriere e chioderie prosperavano in zona in passato. Il centro dell'abitato è costituito da piazza Roma, a sud della quale si trova l'imponente scala di granito che conduce alla chiesa di S.Vigilio, edificio della seconda metà del XVIII secolo, che sostituì quella cinquecentesca presso il lago dedicata al medesimo santo.
Poco distante dal centro, nel quartiere di Verdesina, il più antico di Molina, si trova la chiesa di S. Francesco di Paola, edificata a partire dal 1628. In fondo alla discesa che affianca la chiesa di San Francesco di Paola si erge "Casa Demadonna", oggi completamente ricostruita, luogo dove, secondo la tradizione, dimorarono gli Scaligeri durante la loro permanenza in Valle di Ledro nel XIV secolo.
Affacciato lungo le sponde occidentali del lago sorge il paese di Pieve di Ledro, che fu fin dall'antichità cuore religioso dell'intera valle. Immediatamente visibile dalla statale è la chiesa dell'Annunciazione, la cui presenza è testimoniata sin dal 1235. La frazione di Mezzolago è un piccolo nucleo abitato dalla collocazione incantevole allo sbocco della Valle di Dromaè, un giardino botanico naturale ricco di rare specie endemiche.
Proseguendo si giunge a Bezzecca, il centro più famoso della Valle di Ledro. Situato nel punto di incontro con la Valle di Concei, è conosciuto per essere stato teatro di battaglia fra i Garibaldini e gli Austriaci nel 1866. Caratteristiche sono le numerose meridiane ed affreschi nel centro storico.
Superato Tiarno di Sotto, a circa tre chilometri troviamo Tiarno di Sopra, nella parte più occidentale della Valle. Da qui è possibile raggiungere il vicino biotopo del Lago d’Ampola, un’oasi protetta, dove un breve itinerario naturalistico conduce alla scoperta di meravigliose piante acquatiche e di palude, e il Passo di Tremalzo, dove si snodano interessanti itinerari per mountain bike e, in inverno, vi si possono praticare sport come lo sci alpino, il fondo e lo sci escursionistico.
Biotopo Lago d'Ampola (foto di Mariapia Calza)